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Gli intagli dorati che ornano la cassa del quattrocentesco organo di Lorenzo da Prato in S. Petronio, opera di un artigiano francese, sembrano quasi riprodurre nel campo dell’arte figurativa l’importante ruolo assunto in quell’epoca dalla cultura musicale “oltremontana” presso la basilica petroniana Di origine borgognona, navarrese e francese furono in successione i primi tre organisti che a partire dal 1475 fecero risuonare sotto le volte dell’edificio gotico l’imponente strumento, dalle caratteristiche foniche atte anche alla resa sonora della letteratura organistica transalpina di quel periodo. Quasi viatico per un secolo di storia di reciproci scambi ed influssi tra letteratura organistica italiana ed ‘oltremontana”, i1 repertorio qui rappresentato si colloca in un ambito che si estende dagli anni della fioritura della prima grande scuola organistica italiana, che proprio in terra emiliana conobbe i suoi più significativi esordi, sino agli anni di poco successivi alla costruzione del secondo organo di S. Petronio. L’organo tardo-gotico di Lorenzo affronta con esemplare pertinenza il repertorio cinquecentesco, grazie anche agli apporti degli organari Giovanni Battista Facchetti (1531) e Giovanni Cipri (1563). Il suo quadro fonico esaurisce tutte le principali risorse timbriche fornite dall’organaria coeva, di cui rappresenta attualmente un esempio insuperato per dimensioni ed antichità; si tratta del più antico organo “di 20 piedi” da noi conosciuto, e del primo grande strumento a registri indipendenti. Ricca e corposa è la sonorità dei suoi registri di Principale, forniti di raddoppio nelle canne acute di Principale contrabbasso e Ottava e di triplicazione in quelle del Principale di 12 piedi. Lo strumento, in cui si è ripristinato, in occasione del restauro del 1982, i1 temperamento storico del “tono medio”, ha la rara particolarità di essere dotato di tasti supplementari che permettono di eseguire quali suoni di differente altezza le note di Sol diesis e La bemolle, che nell’ambito del moderno temperamento equabile risulterebbero coincidenti. Eccezionale per l’epoca è inoltre l’ambito della tastiera, di ben quattro ottave e una terza, che permette esecuzioni che utilizzano il ripieno e le altre combinazioni dei registi di Principale sia in tessitura “di 8” sia in quella “di 16 piedi”.
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