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La grande vitalità artistica di Bologna nella seconda metà del ‘600, dove l’attività della Cappella di S. Petronio rappresenta sicuramente il momento più alto e musicalmente compiuto, tanto quasi da pensarla e paragonarla, con le debite proporzioni e le obbligate contestualizzazioni culturali, alla Vienna di quasi un secolo dopo, ci porta ad avvicinare compositori che solamente ora trovano la giusta attenzione musicologica. Il fiorire di Accademie, Feste, funzioni – Il Concerto Palatino era ciò che di meglio gli strumentisti potessero trovare in ambito salariale in città – favoriva, anzi meglio imponeva una continua produzione musicale di diverso gusto, sacro, teatrale e strumentale. E certamente si può affermare che una certa “concitazione “compositiva abbia consegnato alla storia della Musica opere di grande interesse fino ad oggi dimenticate. In questo ambito si delinea la figura di Bartolomeo Girolamo Laurenti. Può, senza timore di esagerazioni, essere considerato come uno dei personaggi più significativi, se non il più importante in assoluto, della scuola bolognese pre-corelliana, e la sostanza musicale ed estetica della sua arte, come gli stilemi e i trattamenti retorico-formali da lui usati,anche se comuni ad un’epoca e utilizzati da tutti i compositori, evidenziano un musicista di grande talento e di affascinante personalità. Nelle opere violinistiche, come l’opera I qui presentata, particolarmente importante è l’invenzione tematica, con impressionanti anticipazioni di formule ed elaborazioni corelliane (illuminante in questo senso l’introduzione della VII Suonata dell’opera I, dove un Grave di grande bellezza con una continua richiesta – come da prassi – di ricca ornamentazione, è interrotto da un Presto di carattere virtuosistico; oppure la Sarabanda della Suonata III dove riecheggia il tema della “ Follia di Spagna”.)
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